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Il Kentucky, un tabacco dalla foglia ampia e consistente, è utilizzato per preparare non solo i sigari toscani dei quali è ampia la tradizione italiana, ma anche per accompagnare il Virginia nelle miscele da pipa portando una dote caratteristicamente sapida, fumosa e legnosa che ne smorza ed arrichisce le note dolci. Viene anche usato per conferire corpo alla miscela, come nei Black Cavendish e nelle English Mixture.
Il Sigaro Toscano nacque per caso ed a causa di una fermentazione spontanea causata da un’alluvione che colpì lo stabilimento di Firenze. Il tabacco, precedentemente impregnato, con l’arrivo del caldo estivo iniziò a fermentare, liberando un forte odore di ammoniaca, ma il direttore dello stabilimento, terrorizzato dall’idea che Granduca Ferdinando III non lo avrebbe mai perdonato, decise di non buttarlo nell’Arno ma di utilizzarlo per il riempimento dei sigari. Fu un grande successo. Era l’agosto del 1815.
Ma a parte la fermentazione, che lo portò ad essere eletto principe per la preparazione dei sigari, vi è di base il trattamento al fuoco che lo fa definire un ”fire cured”. Infatti le foglie dopo il raccolto vengono appese in locali nei quali a pavimento viene acceso il fuoco ed in questo modo viene essicato. La legna utilizzata è fondamentale per definire le caratteristiche organolettiche della foglia. Ci vogliono circa 20 giorni per completare l’essicamento e vedere trasformarsi il suo colore dal verde al caratteristico marrone scuro.
Ed è da questa foglia, di origine italiana, che viene estratto il nostro Kentucky, con una tecnica che lascia integre le sue sfumature e che è in grado di riprodurre con assoluta fedeltà il suo gusto. In questo caso un gusto nel quale è racchiusa una piccola parte della storia italiana relativa alla produzione dei sigari.